Dopo la pandemia, la guerra: ruolo della vigilanza privata

Dopo la pandemia, la guerra: ruolo della vigilanza privata

Dopo due anni di pandemia, infuria una guerra dai contorni sempre più fluidi. Il settore italiano della vigilanza privata potrebbe portare un contributo nella gestione di scenari e dinamiche così inediti? E le attuali corse al bancomat, visibili anche nel Belpaese, potrebbero dare una mano ad un trasporto valori che è stato messo in ginocchio dal Covid? Lo abbiamo chiesto ad Anna Maria Domenici, Segretario Generale di UNIV e di ConFederSicurezza.

Il nuovo scenario in cui ci muoviamo potrebbe aprire nuovi servizi al settore della sicurezza privata?

Ferma restando la posizione di assoluta sussidiarietà rispetto alle forze dell’ordine, potrebbe essere richiesta una maggiore presenza di guardie giurate a presidio dei siti sensibili (porti, aeroporti, metropolitane, stazioni) e negli altri snodi che possano rivestire interesse strategico per il paese (palazzi governativi, ospedali, centri energetici, informatici e delle telecomunicazioni). E forse, ragionando per analogia rispetto all’esperienza Covid, ci potrebbero chiedere un aiuto nella gestione dei flussi di rifugiati in arrivo dalle zone a rischio, per i quali potrebbero servire corridoi sanitari o altri circuiti esclusivi.
E, anche se mi auguro vivamente che non ci siano sviluppi del conflitto in tal senso, forse potrebbe subire un incremento anche la richiesta di servizi di contrasto alla pirateria marittima, per i quali abbiamo da poco ottenuto la proroga ad operare (per l’ennesima volta in deroga). Tutti scenari che francamente mi sentirei di scongiurare.
Mi consenta però una riflessione amara: di qualunque natura possa essere il maggior coinvolgimento richiesto alle gpg, noi non ci attendiamo più alcun tipo di riconoscimento, né dalle Istituzioni, né dalla stampa, né dall’opinione pubblica. L’esperienza, purtroppo, insegna.

Non solo a Kiev o Mosca, ma anche in Italia stiamo assistendo ad una caccia al prelievo. Con i mercati impazziti e variabili imponderabili in atto, si tende a rivalutare il contante. Potrebbe essere un aiuto indiretto al trasporto valori?

Se in tempi di conflitto le riserve auree incarnano il valore tangibile di uno Stato, il contante diventa l’unico mezzo di pagamento sicuro (nei limiti) per i cittadini. Una moneta quanto meno a prova di attacchi ai circuiti telematici delle banche, visto che la guerra sta mostrando anche un netto sfondo cyber. Per la cronaca, parliamo dello stesso contante che viene costantemente bistrattato quale strumento “di favore” per la criminalità organizzata e per agevolare le frodi fiscali. E il trasporto valori conosce bene gli effetti nefasti di questo pregiudizio negativo.
Pregiudizio sul quale il Covid ha peraltro appoggiato l’asso di briscola, demonizzando il contante come possibile fonte di trasmissione del contagio e mettendo il settore davvero in ginocchio.
Ora, è difficile dire se questa nuova crisi porterà qualche beneficio al trasporto italiano di valori: noi porremo però l’attenzione su quella che dovrebbe essere la libertà di scelta di ciascun cittadino. Non tutti possono permettersi un conto corrente, non tutti sanno usare l’home banking: è una questione di libertà più che di instabilità politica, ed è un tema che prescinde dall’attuale contingenza.

Qual è il ruolo di un’associazione di categoria in questi momenti? Che tipo di richieste avete?

Le imprese di vigilanza leggi tutto

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