Quando antipirateria fa rima con pazzia, meglio la proroga dell’esame

Quando antipirateria fa rima con pazzia, meglio la proroga dell’esame

In questi giorni folli, in un’escalation che si fa sempre più incomprensibile e che scatena le reazioni indignate del mondo, parlare di follia con riferimento alle prassi operative del nostro ministero dell’Interno fa quasi tenerezza. Eppure è quella l’amministrazione che regola il settore della sicurezza pubblica ma anche della vigilanza privata. Ed è quel ministero che in 10 anni non ha saputo elaborare un testo guida per l’esame delle guardie giurate che a tutt’oggi svolgono (in deroga) i servizi antipirateria. Servizi di cui, temo, avremo sempre più bisogno, visto come gira questo pazzo, pazzo (lui sì) mondo. Il nostro anonimo Bastiancontrario lancia il solito sasso nello stagno e il suo “unico lettore” (in realtà sono tantissimi, ndR) gli risponde, sulle pagine di www.vigilanzaprivataonline.com

Proroghe e pirateria: 10 anni di follia!

di Bastiancontrario

Al mio unico lettore non saranno sfuggiti i comunicati di alcune associazioni di categoria della vigilanza privata che plaudono (c’è sempre un buon motivo per plaudere!) all’ennesimo decreto che proroga le disposizioni in materia di formazione per gli addetti ai servizi antipirateria. Anzi, non solo plaudono, ma addirittura rivendicano il risultato ottenuto, ringraziando il politico di turno.

Ora, sulla questione vorrei sottoporre all’attento mio lettore due considerazioni.

1) La prima, è che l’amministrazione dell’interno è riuscita a far trascorrere 10 anni (e si, quest’anno si festeggia il decennale) aggiungendo proroga a proroga, senza mai risolvere la questione della formazione degli addetti, anche quando ne avrebbe avuta l’occasione. Infatti, nel 2019 l’originario provvedimento attuativo delle disposizioni del decreto legge 107 del 2011 (il D.M. 266/2012) è stato sensibilmente modificato – anche introducendo soluzioni “rivoluzionarie” (si pensi alla possibilità per gli istituti di vigilanza di costituire armerie) – ma ciononostante non si è riusciti a risolvere il problema della formazione di coloro che già svolgevano i servizi.

2) E qui si viene alla seconda considerazione. Ci sono, infatti, operatori che da dieci anni svolgono regolarmente e con professionalità i servizi antipirateria – in virtù peraltro di pregresse esperienze militari – ma che ancora dovrebbero superare un esame per essere abilitati a farlo. Follia!! “Perché non fanno l’esame?”, potrebbe ingenuamente osservare il mio lettore. Semplice, perché l’Amministrazione non ha ancora realizzato e diffuso un compendio che dovrebbe servire da testo guida per l’esame. Al netto delle assurdità burocratiche, delle discussioni tra amministrazioni pubbliche, del disinteresse degli armatori e della poca attenzione dei politici, quello che mi sembra di dover sottolineare è l’assurdità di una visione che nega l’esperienza, la professionalità e i risultati positivi di questi 10 anni.
La soluzione, ovviamente, c’è ed è semplice: far valere l’esperienza pregressa come abilitante e certificare gli operatori. Peraltro, non si tratterebbe di un unicum nel settore. Ricordo infatti che nel 2010, quando fu introdotto il titolo di studio del diploma per i titolari di istituti di vigilanza privata o la laurea (addirittura) per gli investigatori, fu previsto che il requisito s’intendeva assolto per coloro che, all’entrata in vigore delle nuove disposizioni, fossero titolari di licenza da almeno cinque anni. Soluzione leggi tutto

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